6 Ottobre 2023 By Gisel 0

5 Maggio – Alessandro Manzoni

Ei fu. Siccome immobile,

Dato il mortal sospiro,

Stette la spoglia immemore

Orba di tanto spiro,

Così percossa, attonita 5

La terra al nunzio sta,

Muta pensando all’ultima

Ora dell’uom fatale;

Nè sa quando una simile

Orma di piè mortale 10

La sua cruenta polvere

A calpestar verrà.

Lui folgorante in solio

Vide il mio genio e tacque;

Quando, con vece assidua, 15

Cadde, risorse e giacque,

Di mille voci al sonito

Mista la sua non ha:

Vergin di servo encomio

E di codardo oltraggio, 20

Sorge or commosso al subito

Sparir di tanto raggio:

E scioglie all’urna un cantico

Che forse non morrà.

Dall’Alpi alle Piramidi, 25

Dal Manzanarre al Reno,

Di quel securo il fulmine

Tenea dietro al baleno;

Scoppiò da Scilla al Tanai,

Dall’uno all’altro mar. 30

Fu vera gloria? Ai posteri

L’ardua sentenza: nui

Chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

Del creator suo spirito 35

Più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida

Gioia d’un gran disegno,

L’ansia d’un cor che indocile

Serve, pensando al regno; 40

E il giunge, e tiene un premio

Ch’era follia sperar;

Tutto ei provò: la gloria

Maggior dopo il periglio,

La fuga e la vittoria, 45

La reggia e il tristo esiglio:Due volte nella polvere,

Due volte sull’altar.

Ei si nomò: due secoli,

L’un contro l’altro armato, 50

Sommessi a lui si volsero,

Come aspettando il fato;

Ei fe’ silenzio, ed arbitro

S’assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell’ozio 55

Chiuse in sì breve sponda,

Segno d’immensa invidia

E di pietà profonda,

D’inestinguibil odio

E d’indomato amor. 60

Come sul capo al naufrago

L’onda s’avvolve e pesa,

L’onda su cui del misero,

Alta pur dianzi e tesa,

Scorrea la vista a scernere 65

Prode remote invan;

Tal su quell’alma il cumulo

Delle memorie scese!

Oh quante volte ai posteri

Narrar se stesso imprese, 70

E sull’eterne pagine

Cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito

Morir d’un giorno inerte,

Chinati i rai fulminei, 75

Le braccia al sen conserte,

Stette, e dei dì che furono

L’assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili

Tende, e i percossi valli, 80

E il lampo de’ manipoli,

E l’onda dei cavalli,

E il concitato imperio,

E il celere ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio 85

Cadde lo spirto anelo,

E disperò: ma valida

Venne una man dal cielo,

E in più spirabil aere

Pietosa il trasportò; 90

E l’avviò, pei floridi

Sentier della speranza,

Ai campi eterni, al premio

Che i desidéri avanza,

Dov’è silenzio e tenebre 95

La gloria che passò.

Bella Immortal! benefica

Fede ai trionfi avvezza!

Scrivi ancor questo, allegrati;

Chè più superba altezza 100

Al disonor del Golgota

Giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri

Sperdi ogni ria parola:

Il Dio che atterra e suscita, 105

Che affanna e che consola,

Sulla deserta coltrice

Accanto a lui posò

PARAFRASI

Egli fu (è morto, è trapassato si riferisce a Napoleone). Infatti ora giace immobile, avendo esalato l’ultimo respiro, e la sua spoglia è rimasta senza più ricordi, privata della sua anima: chiunque ha saputo la notizia di questa morte è attonito.Tutti restano muti pensando alle ultime ore di quest’uomo inviato dal fato e nessuno sa dire quando un uomo simile tornerà di nuovo a calpestare la terra che lui stesso ha calpestato, lasciando un cammino sanguinoso.Io, come poeta, ho visto Napoleone in trionfo, sul soglio imperiale, ma ho taciuto senza far poesia su questo evento, e ho visto anche il momento in cui, rapidamente, fu sconfitto, tornò al potere e cadde ancora, ma la mia poesia ha continuato a restare in disparte e non mischiarsi a tutte le voci adulanti che aveva intorno Napoleone;adesso il mio ingegno poetico vuole parlare – e si innalza commosso, senza elogi servili o insulti vili – dell’improvvisa morte di una figura simile, e offre alla tomba di quest’uomo un componimento che forse resterà eterno.Dall’Italia all’Egitto, dalla Spagna alla Germania le azioni rapidissime di quest’uomo seguivano il suo modo di pensare, condusse imprese dalla Sicilia fino al Don, dal Mediterraneo all’Atlantico.Fu vera gloria la sua? Spetta ai posteri la difficile sentenza: noi ci inchiniamo umilmente al Sommo Creatore che volle fare di Napoleone (lui) un simbolo della sua potenza divina.La pericolosa e trepida gloria di un grandissimo disegno, l’insofferenza di un animo che deve obbedire ma pensa al potere e poi lo raggiunge e ottiene un premio che sarebbe stato una follia ritenere possibile.Sperimentò tutto: provò la gloria, tanto più grande dopo il pericolo, la fuga e la vittoria, il potere regale e l’esilio, due volte è stato sconfitto, e due volte vincitore.Egli stesso si diede il nome: due epoche tra loro opposte guardarono a lui sottomesse, come se ogni destino dipendesse da lui, egli impose il silenzio e si sedette tra loro come un arbitro.Nonostante tanta grandezza, scomparve rapidamente e finì la sua vita in ozio, prigioniero in una piccola isola, bersaglio di immensa invidia e di rispetto profondo, di grande odio e di grande passione.Come sulla testa del naufrago si avvolge pesante l’onda su cui poco prima lo sguardo dello sventurato scorreva alto e in cerca di rive lontane che non avrebbe potuto raggiungere,così su quell’anima si abbatté il peso dei ricordi. Ah, quante volte ha iniziato a scrivere le sue memorie per i posteri ma su tutte quelle pagine si posava continuamente la sua stanca mano!Quante volte alla fine di un giorno improduttivo ha abbassato lo sguardo fulmineo, con le braccia conserte, preso dal ricordo dei giorni ormai andati.E ripensò agli accampamenti militari in continuo movimento, alle trincee, allo scintillare delle armi e agli assalti della cavalleria, e agli ordini dati rapidamente e alla loro esecuzione.Ah, forse fra tanto dolore crollò il suo spirito e si disperò, ma arrivò l’aiuto di Dio a quel punto, che lo condusse in una realtà più serena;E lo guidò per i floridi sentieri delle speranze, verso i campi eterni, lo condusse alla beatitudine eterna, che sorpassa ogni desiderio umano, lo guidò dove la gloria terrena non vale nulla.Bella, immortale, benefica fede, abituata ai trionfi! Considera anche questo tuo trionfo e sii allegra perché nessuna personalità più grande si è mai chinata davanti alla croce di Cristo.Tu (Fede) allontana dalle ceneri di quest’uomo ogni parola maligna: il Dio che atterra e rialza, che dà dolori e consola si è posto accanto a lui, per consolarlo nel momento solitario della sua morte.